Relazione
Relazioni umane: l’insieme delle attività che tendono a migliorare i rapporti tra i dirigenti di un’azienda e i loro dipendenti.
Relazioni pubbliche: l’insieme dei mezzi che tendono a migliorare i rapporti non direttamente economici di un’azienda, o di un ente, con il pubblico.
Era davanti a me in carne e ossa il Cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, quando pronunciò una frase che mi colpì molto: “non si possono ridurre a tecniche cose che riguardano la dignità e l’esistenza stessa, come le relazioni fra gli uomini”.
Non si possono ridurre a tecniche... che bello!
Che calcio negli stinchi a tutti i “tecnici della comunicazione o delle relazioni pubbliche”.
Non si possono ridurre a tecniche... eppure sul vocabolario è scritto “l’insieme delle attività... l’insieme dei mezzi”.
No, non è così; non basta parlare di mezzi e di attività, bisogna parlare di cuore, di sangue, di spirito.
Purtroppo, nelle aziende, il cuore non c’è. Neppure l’ombra. Si è passati dal panettone e lo spumante regalati a Natale alle attività di comunicazione interna fatte solo per ridurre la conflittualità.
La comunicazione è sempre stata strumentalizzata.
Si è accettato di far comunicazione per controllare meglio gli altri, ma la comunicazione non è controllo o potere, è accogliere le idee altrui, cercare la critica più che il consenso. È comprendere le ragioni del dissenso per stabilire, appunto, sistemi di “relazione”.
Comunicare vuol dire mettere in comune, non approfittare della dabbenaggine altrui attraverso raffinate tecniche.
In un’azienda multinazionale che mi ha convocato per comunicare meglio esistevano tre mense.
Quella dei dirigenti (tovaglioli di stoffa), quella degli impiegati (tovaglioli di carta), quella degli operai (senza tovaglioli).
Quando dissi che la comunicazione doveva partire dall’eliminazione di queste differenze, mi presero per pazzo.
Ovviamente non ho firmato il contrato di consulenza.
Claudio Maffei "Comunicare: un passaporto per il terzo millennio"