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Il topo, la trappola e il menefreghismo...

Un topo, guardando da un buco che c’era nella parete, vide un contadino e sua moglie che stavano aprendo un pacchetto.
Pensò a cosa potesse contenere e restò terrorizzato quando vide che dentro il pacchetto c’era una trappola per topi.
Corse subito nel cortile della fattoria per avvisare tutti:
“C’è una trappola per topi in casa, c’è una trappola per topi in casa!”
La gallina che stava raspando in cerca di cibo, alzò la testa e disse: “Scusi, signor topo, io capisco che è un grande problema per voi topi, ma a me che sono una gallina non dovrebbe succedere niente, quindi le chiedo di non importunarmi.”
Il topo, tutto preoccupato, andò dalla pecora e le gridò:
“C’è una trappola per topi in casa, una trappola !!! ”
“Senta, signor topo, – rispose la pecora – non c’è niente che io possa fare, mi resta solamente da pregare per lei. Stia tranquillo, la ricorderò nelle mie preghiere.”
Il topo, allora, andò dalla mucca, e questa gli disse: “Per caso, sono in pericolo? Penso proprio di no!”
Allora il topo, preoccupato ed abbattuto, ritornò in casa pensando al modo di difendersi da quella trappola.
Quella notte si sentì un grande fracasso, come quello di una trappola che scatta e afferra la sua vittima.
La moglie del contadino corse per vedere cosa fosse successo, e nell’oscurità vide che la trappola aveva afferrato per la coda un grosso serpente.
Il serpente velenoso, molto velocemente, morse la donna.
Subito il contadino, la trasportò all’ospedale per le prime cure: siccome la donna aveva la febbre molto alta le consigliarono una buona zuppa di brodo.
Il marito allora afferrò un coltello e andò a prendere l’ingrediente principale: la gallina.
Ma la malattia durò parecchi giorni e molti parenti andavano a far visita alla donna.
Il contadino, per dar loro da mangiare, fu costretto ad uccidere la pecora.
La donna non migliorò e rimase in ospedale più tempo del previsto, costringendo il marito a vendere la mucca al macellaio per poter far fronte a tutte le spese della malattia della moglie…
MORALE:
Il problema dell’altro, è anche il tuo. Pensaci!
Il mondo non va male solo per la malvagità dei cattivi, ma anche per l’indifferenza dei buoni!

Web

Amore Ricchezza Successo

Una donna uscendo di casa vide seduti davanti al suo giardino tre uomini anziani con lunghe

barbe bianche.

L’aspetto di questi tre uomini anziani rivelava la loro certa povertà e forse erano anche affamati.

Così la donna si diresse verso di loro e gentilmente li invitò dicendo:

«Gentili signori, vorreste entrare in casa e prendere un caffè e qualche biscotto?»

Uno degli uomini chiese: «C’è vostro marito in casa? Ci sono i vostri figli, o il resto

della famiglia?»

La donna rispose: «NO. A quest’ora di mattina sono tutti via. Mio marito è al lavoro e

i figli sono a scuola».

L’uomo rispose: «Allora non possiamo entrare». E la discussione terminò qui.

Alla sera, tornando a casa la donna notò che i tre anziani erano ancora là, allo stesso

posto. Li salutò ed entrò in casa.

Quando rientrarono il marito ed i figli, davanti al loro giardino notarono, a loro volta quei tre personaggi e la donna raccontò loro l’accaduto della mattina.

A questo punto il marito le disse: «Bene! Ora siamo tutti a casa, puoi andare dai tre vecchietti e dir loro che, se lo desiderano, ora possono entrare ed avere qualcosa da mangiare e riscaldarsi un po’».

La donna si recò là fuori ed invitò i tre anziani ad entrare in casa.

«Noi, non entriamo mai tutti assieme in nessuna casa» -disse uno dei tre.

«Ma che strana storia è questa?» -replicò la donna.

«Vedi» -rispose uno degli anziani- «Il mio nome è Ricchezza» – ed indicando il

compagno alla sua sinistra- «Il suo nome è Successo».

Ed indicando l’altro compagno: «Il suo nome è Amore. Non entriamo mai tutti e tre nella stessa casa!

Quindi vai a parlare con la tua famiglia e mettiti d’accordo con loro chi di noi tre deve entrare nella vostra casa».

La donna rientrò in casa e raccontò alla famiglia quanto era accaduto e, ovviamente cominciarono subito a discutere su quale dei tre vecchietti far entrare.

Per impulso immediato il marito disse subito: «Questa è un’opportunità più unica che rara. Facciamo entrare subito la ricchezza e lasciamo che riempia la nostra casa e la nostra vita».

Invece la moglie disse: «Ma caro, perché non invitiamo il successo? È chiaro che il successo ci porterà anche la ricchezza; inoltre col successo avremo molte soddisfazioni, riconoscimento sociale e un sacco di cose che certamente ci faranno piacere».

Intanto i figli ascoltavano ed essendo ancora piuttosto piccoli e, non avendo ancora la testa infarcita di stupidaggini sociali, vollero portare anche il loro parere sulla discussione dicendo: «Piuttosto, perché non facciamo entrare l’Amore? Così la nostra casa sarà piena d’Amore e saremo tutti felici!»

Dopo un attimo di silenzio meditabondo, la moglie esclamò: «Va bene. Visto che non riusciamo a metterci d’accordo fra di noi seguiamo il consiglio dei nostri figli e riempiamo la nostra vita d’Amore». A questo punto il marito disse: «Va bene. Allora facciamo entrare questo vecchietto che si chiama Amore» .

La moglie uscì e comunicò ai tre anziani la decisione presa e chiese: «Chi di voi è Amore?» Uno dei tre vecchietti fece un passo in avanti.

«Abbiamo deciso che sarai tu il nostro ospite! Prego, entra!».

Come Amore cominciò a camminare lo seguirono anche gli altri due. La donna sorpresa disse: «In base a quanto avete detto io ho invitato Amore. Come mai ora venite in casa anche voi?»

I tre uomini risposero: «Se tu avessi invitato Ricchezza, o Successo, gli altri due

sarebbero rimasti fuori. Ma avendo invitato Amore, ovunque egli sia, noi siamo con lui.

Ovunque ci sia Amore, lì c’è anche Ricchezza e Successo».  

dal blog "ilgiardinodeimieisogni"

                                                                                                                                        

C'erano una volta sette nani ...

C'erano una volta sette nani che vivevano insieme nella foresta.

Ogni giorno, a mezzogiorno, si riunivano in un punto per accendere il fuoco e prepararsi il pranzo.

Ciascuno portava con se una bellissima lente che una fata gentile aveva regalato loro quando erano nati.

Ogni giorno ciascuno cercava di accendere il fuoco, catturando con la lente i raggi del sole ma, ogni volta, sei di loro non ci riuscivano, mentre il settimo ci riusciva senza problemi.

Eppure era sempre lo stesso sole e anche le lenti erano perfettamente uguali, e allora, come mai?

Il primo nano  non allineava la lente col sole, così catturava solo pochi raggi.

Il secondo nano  catturava sì i raggi del sole, ma non manteneva lustra e pulita la sua lente, così i raggi non la attraversavano.

Il terzo nano  riusciva a catturare i raggi e la sua lente era pulita, ma non sapeva concentrare il calore in un sol punto, lo disperdeva qua e là e il fuoco non si accendeva.

Il quarto nano  era bravissimo a catturare i raggi e aveva una lente splendente con cui concentrava i raggi in un punto ben preciso, ma non riusciva a rimanere calmo e immobile e il punto di luce danzava qua e là come una lucciola sul legno e il fuoco non si accendeva.

Il quinto nano  catturava tutti i raggi, li faceva convergere in un sol punto con la sua lente lucente, era calmo e immobile, ma non aspettava mai abbastanza a lungo da permettere al fuoco di attecchire e il fuoco non si accendeva!

Il sesto nano  concentrava i raggi del sole con la sua lente lucidissima e aspettava, continuava ad aspettare, ma non succedeva niente perché non aveva fatto i preparativi necessari. Cercava di accendere il fuoco con le foglie e l'erba verde.

Con il settimo nano le cose andavano diversamente: egli infatti concentrava la sua lente lucida e brillante, riusciva a stare fermo e tranquillo con pazienza, preparava prima con cura un mucchietto di foglie secche, ramoscelli e qualche pezzetto di legno più grosso per il momento in cui la fiamma si levava.

La lente è come la nostra mente. E’ importante far sì che non sia mai offuscata e confusa.

Deve essere limpida, attenta, chiara, perseverante e, soprattutto, l'energia deve poter fluire in lei liberamente.

Nella vita dobbiamo affrontare gli avvenimenti più importanti come quelli di poco conto attenti, ma allo stesso tempo, rilassati nella mente come nel corpo, perché se il corpo e la mente operano in perfetta armonia allora tutto fluisce facilmente.

Tratto da: "IL CAMMINO DELLA FELICITA" di Bernard Benson

Decalogo della gentilezza

1. SII GENTILE CON TE STESSO: 

Non possiamo piacere agli altri se prima non piacciamo a noi stessi.

2. FAI SENTIRE IMPORTANTE L'ALTRA PERSONA:

Il modo migliore per dimostrare attenzione verso qualcuno è essere sinceramente interessati a lui e alla sua vita

3. SORRIDI:

“Un sorriso è un modo molto economico di migliorare il tuo aspetto". (Jean Toomer).

È innegabile che tutti noi siamo molto più attratti dalle persone sorridenti, positive, che trasmettono serenità e voglia di vivere, perché stare con loro ci fa stare bene.

4. DIVENTA PIU' DIVERTENTE:

Fai ridere gli altri e falli interessare alle tue storie in modo che a loro piaccia starti vicino.

5. SORPRENDI:

La sorpresa sarà più gradita quanto più corrisponderà ai desideri del tuo interlocutore. Come conoscerli? Passa al prossimo punto.

6. ASCOLTA:

Se vuoi far colpo su una persona, ascoltala con attenzione e sincero interesse. Solo ascoltando attentamente guadagni fiducia e confidenza.

7. SCOPRI LE CORDE GIUSTE:

Persone diverse sono attratte da cose diverse, perciò è opportuno sviluppare le capacità di ascolto e di osservazione. Scopo di questo gioco è lasciare le persone in uno stato emozionale migliore di quello in cui si trovavano prima di incontrarle.

8. RICORDATI I NOMI:

Il nome di battesimo è il suono più bello che una persona possa sentire sulla bocca altrui. Quando ti viene presentato qualcuno sforzati di imparare il suo nome ripetendolo più volte mentalmente.

9. SII TE STESSO:

Ricorda il concetto di identità. Gentilezza non significa ipocrisia. Cercare di piacere a chi ci sta davanti non significa mettersi una maschera o recitare una parte.

10. DAI ATTENZIONE TOTALE:

Dimostra al tuo interlocutore la sua unicità. Dedicagli anche solo tre minuti della tua vita, ma fallo con AMORE.

 

 

Sono sempre felice

Sono sempre felice, sai perché?

Perché io non mi aspetto niente da nessuno, l’attesa fa sempre male.

I problemi non sono eterni e hanno sempre una soluzione.

L’unica cosa che non ha soluzione è la morte.

Non permettere a nessuno di offenderti, di umiliarti.

Non devi assolutamente farti abbassare l’autostima.

Le urla sono l’arma dei vigliacchi, di coloro che non hanno ragione.

Troverai sempre persone che ti vogliono dare la colpa del loro fallimento, ma ognuno avrà ciò che merita.

Goditi la vita perché è molto breve, amala pienamente e sii sempre felice e sorridente, vivi la tua vita intensamente.

E ricorda:

Prima di discutere, respira

Prima di parlare, ascolta

Prima di criticare, esaminati

Prima di scrivere, pensa

Prima di far male, senti

Prima di arrenderti, prova

Prima di morire, vivi…

 

Erroneamente attribuita a William Shakespeare

Vivi nel presente

Vivi nel presente
L’unico momento che esiste veramente è il presente. Ieri è passato e non può essere
cambiato, domani deve ancora arrivare, ma non ne abbiamo la certezza.

Lascia andare ciò che è già accaduto
Qualche volta il problema che ci angustia non riguarda il presente ma qualcosa che è accaduto «nel passato».
Noi continuiamo a tenere nella mente quei pensieri e quelle sensazioni del passato. Ma quante energie e tempo sprechiamo per fare questo?

Focalizza la tua attenzione su ciò che è importante per te
Se qualcosa non è in linea con i tuoi valori o semplicemente preferisci passare il tuo tempo in modo diverso, rispetta questa tua volontà.
Molte volte ci ritroviamo a dire di sì solo per evitare il giudizio degli altri, per sentirci accettati, ma così facendo tradiamo noi stessi. Non preoccuparti del giudizio degli altri, spiega le tue ragioni con gentilezza e non sentirti in colpa se gli altri non capiscono, non è un tuo problema. Mettere le nostre priorità al centro non significa essere egoisti, ma rispettarsi.

Programma le attività
Per organizzare il proprio tempo, potrebbe essere utile fare un programma giornaliero o settimanale delle attività. Segna le cose da fare, quanto tempo pensi ti debba servire per ciascuna di esse. In questo modo è più facile avere il controllo sulle cose da fare e sul tempo a disposizione.

Passa del tempo con te stesso
Prima di essere padri, madri, mogli, mariti, impiegati, manager ecc., siamo persone con delle necessità. Trovare il tempo per noi stessi è importante per il nostro benessere e la nostra felicità. Può essere un trattamento di bellezza o tempo da dedicare alla lettura, a un nuovo hobby, a un nuovo sport, a te la scelta. Fare qualcosa per noi stessi e che ci nutre l’anima arricchisce la nostra vita.

Passa del tempo con chi ami
Stare con chi amiamo e con chi ci ama è una grande fonte di forza e di motivazione. Programma una sera a settimana per una cena fuori, per andare al cinema o per fare qualcosa insieme alla tua famiglia, al tuo partner. Questo può essere anche un modo per rompere la routine e condividere un’esperienza insieme.

 

 

Le dieci categorie umane più insopportabili di Facebook

Se le conosci le eviti, se le conosci non ti ammorbano

Sempre più italiani passano ore e ore sul più amato dei Social, ma purtroppo Facebook è frequentato anche da pessimi soggetti. Pedofili a parte, ecco un elenco delle tipologie più noiose o moleste.


10. Il Luddista
Si lamenta in continuazione di Facebook, scrivendolo su Facebook. Del resto chi mai leggerebbe le sue invettive tecnofobe se le vergasse con la stilografica sulle amatissime Moleskine?
Il luddista è un hipster che si sposta con costose biciclette a scatto fisso, un poser che porta i Ray-Ban Wayfarer anche se ha dieci decimi e colleziona vinili che non scarta neppure dal cellophane. È sempre in procinto di abbandonare i Social ma non lo fa mai, e il suo idolo è quell’idiota di Into the wild che è morto di diarrea in un bus sperduto dell’Alaska.

9. L’Esibizionista e il Dongiovanni
L’esibizionista la riconosci subito dalle foto più o meno svestite, più o meno fotoritoccate, più o meno provocanti. E dall’immancabile bocca a piccione (duckface per gli anglofoni). Il suo regno è il bagno in cui si scatta ogni giorno innumerevoli selfie da condividere su FB, Twitter, Instagram e Tumblr. Fidanzata o meno, l’esibizionista è patologicamente affamata di like e follower. Non le basta essere bella, ha bisogno di qualche centinaio di adolescenti adoranti e segaioli che glielo dimostri quotidianamente.
Il Dongiovanni è il suo corrispettivo maschile, ma più che i Mi piace cerca rapporti sessuali mordi e fuggi (gli uomini, si sa, sono più concreti). La sua foto profilo classica è quella con gli addominali tartarugati e l’abbronzatura esagerata anche il 25 dicembre.
Frequentateli a vostro rischio e pericolo, ma sappiate che l’esibizionista è quasi sempre una figa di legno e il Dongiovanni spesso è tutto fumo e niente arrosto.

8. La Polyanna
La Polyanna è la versione moderna del dottor Pangloss del Candido. Per lei viviamo nel migliore dei mondi possibili. E se accadono terremoti, epidemie o pestiamo una merda è solo in nome di uno sconosciuto “bene superiore”.
La riconosci dalle citazioni di Fabio Volo, Paulo Coelho o Papa Francesco (che per lei pari sono) e dalle foto di località bellissime, che può vedere solo in cartolina. Il suo ottimismo irrazionale inciterebbe chiunque a compiere una strage: ma secondo voi può essere sana di mente una persona che vi augura “Buon lunedì”?

7. La Coppietta
Uni e bini, non esistono senza il proprio partner. Nelle foto profilo si sbaciucchiano oppure indossano ancora l’abito del matrimonio. Magari hanno addirittura un profilo comune. In ogni caso ci tengono a precisare che sono “fidanzati ufficialmente” (ma che vuol dire? hanno depositato un atto registrato presso un notaio?) o peggio ancora sposati.
Passano il tempo scambiandosi pubblicamente messaggi sdolcinati e cornificandosi di nascosto. Più nauseanti di una canzone di Gigi D’Alessio.

6. L’Animalara
La sua ragione di vita è proteggere gli animali (rompere le balle agli umani). Sta su Facebook unicamente per spammare continui appelli all’adozione, raccolte fondi e campagne di boicottaggio. Prova un sadico gusto nell’appestarvi la bacheca con foto di animali straziati da incidenti stradali o di vivisezioni risalenti agli anni Venti.
Perennemente arrabbiata (probabilmente per la cronica insufficienza alimentare) ha una visione disneyana della natura (dove anche i leoni sono vegani), preferirebbe lasciar morire vostro figlio di morbillo pur di vaccinarlo o impedire i test medici sugli animali e nutre un odio smisurato per il genere umano, che è “cattivo” mentre gli animali sono “buoni”.
Quasi sempre donna e senza figli, giovanissima oppure zitellona over-40.

5. L’Artista
L’artista sui Social è per definizione incompreso. Del resto se fosse un artista di successo mica perderebbe tempo su Facebook o Tumblr. Lo riconosci al volo perché ha impostato come secondo nome “Pittore”, “Scrittrice” o “Attore”. Giusto per mettere in chiaro che non è un noioso borghesuccio come voi, anche se in realtà per campare consegna pizze a domicilio o si fa ancora mantenere dai genitori a quarant’anni suonati.
È sui Social unicamente per promuovere (spammare) l’ultimo libro di poesie stampato a pagamento o l’ennesima recita nella sala parrocchiale. E ovviamente per lamentarsi del pubblico, che preferisce giocare a Call of Duty o vedere Breaking Bad piuttosto che comprare i suoi capolavori. Da evitare come la peste.

4. Il Complottista
LO RICONOSCI SUBITO PERKE’ IL TASTO DELLE MAIUSCOLE SULLA SUA TASTIERA È BLOCCATO DAL 1995 E PER LA FOBIA VERSO IL CH (cosa faccia poi di tutti quei minuti risparmiati scrivendo ke al posto di che è ancora un mistero per i ricercatori di mezzo mondo).
Quasi sempre maschio, cresciuto a botte di Voyager e Mistero, è convinto che ogni male del mondo sia dovuto ai “gomblotti” degli Illuminati/Rettiliani riuniti nel malefico Club Bilderberg. Che le scie chimiche ci stiano avvelenando. Che i vaccini facciano male e Stamina invece bene. Che tutti i giornali dicano il falso e le bufale dei blog invece no. Che la biowashball e le stampanti 3D elimineranno il buco nell’ozono e la fame nel mondo.
Il suo font preferito è il Comic Sans e il grido di battaglia è FATE GIRARE!!!1!!!11!!!

3. Il Lagnoso
Medaglia di bronzo. Lo riconosci subito perché non fa altro che lagnarsi in continuazione di tutto e tutti. Si lamenta perché non ha il lavoro o, se ce l’ha, perché non ha la ragazza. E se ha pure quella perché gli amici o i genitori lo trattano male o perché fa troppo caldo o fa troppo freddo o non fa né caldo né freddo.
Queste persone tristerrime che si lamentano 24 ore al giorno sono frutto di una civiltà basata sul vittimismo come la nostra, dove la gente può permettersi di starsene sdraiata tutto il giorno sul divano invece di andare a zappare i campi per procurarsi un po’ di cibo.
A prima vista può ispirare anche compassione (se avete la sindrome delle crocerossine), ma la sua depressione è inguaribile e molto contagiosa.

2. Lo Stalker
Pericolosissimo, la sua unica missione è rovinarvi la vita. Perché? Mistero. Per un motivo qualsiasi siete entrati nel suo mirino e adesso vi perseguiterà all’infinito.
Forse è il vostro ex o forse non gliel’avete data. Forse vi invidia profondamente o magari – come indicano alcuni studi scientifici – è semplicemente un sociopatico sadico e anaffettivo alla continua ricerca di vittime da aggredire (di solito deboli, perché lo stalker nella vita reale è un codardo).
Discutere con questi soggetti è completamente inutile e controproducente. Bloccatelo e, se serve, denunciate tutto alle autorità competenti. La vita è troppo breve per perdere tempo e salute appresso a un troll.

1. Il Cinico
Ed ecco il peggiore di tutti. Il cinico è la vera star dei Social e il tipo umano in assoluto più detestabile. I suoi idoli (inconfessati e inconfessabili) sono Andrea Scanzi e Selvaggia Lucarelli, la sua missione criticare l’universo mondo.
Ogni giorno cerca un nuovo bersaglio da attaccare e di solito trova sempre parecchia gente che asseconda i suoi linciaggi quotidiani, perché il mondo è pieno di rosiconi che godono nello spruzzare fango addosso al prossimo. Più grosso è il bersaglio meglio è, l’ideale sono totem apparentemente intoccabili come Gandhi, Roberto Saviano o La Grande Bellezza.
Il cinico è una persona profondamente invidiosa del prossimo e molto narcisista. All’inizio il suo sarcasmo nichilista può essere divertente, ma dopo un po’ diventa ripetitivo e insopportabile, proprio come Scanzi e la Lucarelli.
Lo riconosci perché prima o poi scrive una lista come questa.

Valentino G.Colapinto

Il piagnisteo spegne i neuroni

Stare vicino a chi continua a lagnarsi non fa bene al cervello.

Trenta minuti di ascolto di lamentele spengono, per così dire, i neuroni dell’ippocampo, l’area centrale coinvolta nella soluzione dei problemi.

Strategia di sopravvivenza: allontanarsi in fretta da chi trova tutto negativo.

Sette consigli

  1. Fai pace con il tuo passato, così non rovinerai il tuo presente
  2. Quello che gli altri pensano di te non ti riguarda
  3. Il tempo guarisce quasi tutto, dai al tempo del tempo
  4. Nessuno è la ragione della tua felicità eccetto te stesso
  5. Non paragonare la tua vita a quella degli altri, non hai idea di cosa è fatto il loro viaggio
  6. Smettila di pensare troppo, va bene non sapere tutte le risposte
  7. Sorridi, non possiedi tutti i problemi del mondo

Relazione

Relazioni umane: l’insieme delle attività che tendono a migliorare i rapporti tra i dirigenti di un’azienda e i loro dipendenti.

Relazioni pubbliche: l’insieme dei mezzi che tendono a migliorare i rapporti non direttamente economici di un’azienda, o di un ente, con il pubblico.

Era davanti a me in carne e ossa il Cardinale di Milano, Carlo Maria Martini, quando pronunciò una frase che mi colpì molto: “non si possono ridurre a tecniche cose che riguardano la dignità e l’esistenza stessa, come le relazioni fra gli uomini”.

Non si possono ridurre a tecniche... che bello!

Che calcio negli stinchi a tutti i “tecnici della comunicazione o delle relazioni pubbliche”.

Non si possono ridurre a tecniche... eppure sul vocabolario è scritto “l’insieme delle attività... l’insieme dei mezzi”.

No, non è così; non basta parlare di mezzi e di attività, bisogna parlare di cuore, di sangue, di spirito.

Purtroppo, nelle aziende, il cuore non c’è. Neppure l’ombra. Si è passati dal panettone e lo spumante regalati a Natale alle attività di comunicazione interna fatte solo per ridurre la conflittualità.

La comunicazione è sempre stata strumentalizzata.

Si è accettato di far comunicazione per controllare meglio gli altri, ma la comunicazione non è controllo o potere, è accogliere le idee altrui, cercare la critica più che il consenso. È comprendere le ragioni del dissenso per stabilire, appunto, sistemi di “relazione”.

Comunicare vuol dire mettere in comune, non approfittare della dabbenaggine altrui attraverso raffinate tecniche.

In un’azienda multinazionale che mi ha convocato per comunicare meglio esistevano tre mense.

Quella dei dirigenti (tovaglioli di stoffa), quella degli impiegati (tovaglioli di carta), quella degli operai (senza tovaglioli).

Quando dissi che la comunicazione doveva partire dall’eliminazione di queste differenze, mi presero per pazzo.

Ovviamente  non ho firmato il contrato di consulenza.

                                                            Claudio Maffei "Comunicare: un passaporto per il terzo millennio"

La lezione del tacchino vivo

 

E’ stata una scena memorabile quella che ho visto durante il programma tv, ormai cult, MasterChef.

La scena vede i concorrenti aspiranti cuochi professionisti alle prese con volatili vivi sparsi nella dispensa e che ognuno deve acchiappare per poi cucinarli per un test decisivo.

Almeno, questo è quello che gli autori hanno fatto credere loro.

Infatti, quando si presentano alla giuria – chi con un tacchino vivo, chi con una quaglia o un pollo pulsanti tra le braccia –tremando all’idea che avrebbero dovuto prima ucciderli e poi inventarsi la migliore ricetta per esaltarne il sapore (sic!), i giudici, con espressione molti divertita, annunciano che avrebbero evitato loro la sofferenza di vedere morire l’animale.

In realtà, hanno pensato di fornire la materia prima già bella ammazzata, spennata e pronta all’uso.

Sospiro di sollievo dei concorrenti, compreso quello della concorrente vegetariana…

Capito? Più c’è distanza dalla vita, dalle sue espressioni concrete e vibranti, e più la nostra coscienza è tranquilla.

Più ci abituiamo all’idea che gli animali che mangiamo non sono altro che oggetti, bistecche, polpette confezionate in vassoi ad hoc, e più ci allontaniamo dal rispetto dell’esistenza.

E se qualcuno pensa che tutto questo si limiti solo al mondo animale, segnalo che i rapporti umani oggi risultano sempre più mediati da realtà virtuali, in cui il contatto diretto è solo immaginario.

Con il rischio di trasformare gli altri, esseri viventi in carne e ossa, in impulsi emozionali immediati: “mi piaci”, “non mi piaci”.

di Ennio Battista, Vita&Salute

Vietato dire "non ce la faccio"

Vietato dire “non ce la faccio”.

Un’espressione banale come “non ce la faccio” ha il potere di impedire alle persone di realizzare i propri sogni.

In realtà, con l’impegno e la costanza, le cose che non si riescono a fare sono pochissime.

"Non ce la faccio" è il blocco mentale che usiamo per convincerci ad arrenderci.

La quarta regola...

La quarta regola per vivere felici è l’adattabilità

Questa è probabilmente la regola più importante

Senza un’autentica propensione a cambiare comportamento, adottando risposte creative e appropriate alla situazione (che si tratti di un mutato stimolo ambientale o di un modo per raggiungere obiettivi che ancora non avere concretizzato),
diventerete vittime inermi del caso e delle circostanze.
Accettare di dover coltivare l’adattabilità e la flessibilità - oltre alla capacità di tollerare l’ambiguità derivante dal non conoscere sempre le risposte giuste - è un’altra parte del vostro impegno alla responsabilità.
Coltivare queste abilità non vi aiuterà solamente a sentirvi
meglio e a godervi di più la vita, potrebbe addirittura salvarvela.

La terza regola ...

La terza regola per vivere felici è l’acutezza sensoriale

Molte delle scoperte più straordinarie della PNL sono state possibili grazie alla capacità di prestare attenzione e di rispondere senza preconcetti a ciò che si stava osservando.
Negli anni, molte delle persone che si occupavano di salute e benessere – e tra queste anche gli psicologi – si sono fregiate di essere imparziali osservatori dei comportamenti umani.

Non era così.

All’inizio degli anni Settanta, gli psicologi si facevano la guerra per stabilire quale fosse il “giusto approccio” alla psicoterapia.

Dozzine, se non centinaia di scuole diverse lottavano per la supremazia.

La cosa interessante è che nessuna di queste produceva risultati.
Nessuno era davvero in grado di risolvere i problemi dei propri pazienti, ma la cosa sembrava irrilevante, fintanto che fossero riusciti a dimostrare di avere “ragione”.
Questo era potuto accadere perché il loro approccio era eminentemente teorico e limitato da schemi inconsci che li predisponevano al fallimento.

Erano tutti concentrati sui contenuti dell’esperienza dei loro pazienti: volevano
scoprire il perché delle cose, individuare cosa c’era di sbagliato.

Erano convinti che, scoprendo il motivo per cui quella persona stava male, tutto si sarebbe aggiustato come per magia.

Passavano il tempo a cercare di interpretare quello che dicevano i pazienti, invece di prestare attenzione a ciò che facevano. Non prestavano neppure particolare
attenzione agli effetti, intenzionali o meno, del loro interagire con il paziente.
L’acutezza sensoriale è un’abilità che si può imparare e migliorare.

Si comincia sviluppando la propria capacità di notare ciò che accade dentro (pensieri, azioni e reazioni) e fuori di sé: cosa crea o mantiene in vita i nostri problemi?
Qual è l’effetto delle nuove azioni che intervengono a modificare la situazione? Questo è anche il modo di ampliare la propria gamma di risposte.

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