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Sette semplici pensieri

1. Fai pace con il tuo passato così non rovinerà il tuo presente

2. Quello che gli altri pensano di te non ti riguarda

3. Il tempo guarisce quasi tutto, dai al tempo del tempo

4. Nessuno è la ragione della tua felicità eccetto te stesso

5. Non paragonare la tua vita a quella degli altri, non hai idea di cosa è fatto il loro viaggio

6. Smettila di pensare troppo, va bene non sapere tutte le risposte

7. Sorridi, non possiedi tutti i problemi del mondo.

CONVINZIONI

Tutti i nostri comportamenti sono sorretti da convinzioni e le convinzioni determinano i risultati che otteniamo.

Le convinzioni sono potenzianti o limitanti a seconda del risultato che producono.

Per il nostro cervello, non c’è differenza fra ciò che sperimentiamo e ciò che immaginiamo. Ecco perché una convinzione limitante ci porterà inevitabilmente alla sconfitta.

Del resto, non ci sono fallimenti, ci sono solo occasioni per apprendere.

E’ importante saper accogliere con atteggiamento positivo tutto ciò che accade. I dispiaceri, gli errori esistono, naturalmente. La nostra intelligenza risiede nella capacità di ripartire ogni volta, con determinazione.

Cerchiamo, per quanto ci è possibile, di accompagnarci ai migliori. Se vogliamo volare come le aquile dobbiamo guardare verso il cielo. Per questa ragione, è importante tenersi alla larga dai pessimisti, da quelli che ci dicono continuamente “Non ce la puoi fare. E’ impossibile”. Se proprio non possiamo evitarli, almeno impariamo a ragionare con la nostra testa, invece che con la loro.

Ricordiamo, in ogni istante, che siamo noi gli artefici del nostro destino. La fortuna è fatta di preparazione e di opportunità. Prepariamoci scrupolosamente, quindi sviluppiamo un atteggiamento positivo. Sapremo attrarre a noi le occasioni per il successo.

Impariamo soprattutto ad assumere la responsabilità delle nostre scelte e coltiviamo convinzioni potenzianti, utili per il nostro equilibrio pisicofisico.

Ricordiamo che la mappa non è il territorio. Esserne consapevoli ci aiuterà ad aprire il nostro modello del mondo e ad arricchirlo, in modo da costruire convinzioni potenzianti su cui lavorare.

Il mondo lo cambiano i pazzi, o meglio le persone libere, che non accettano di rimanere intrappolate in una gabbia, nemmeno se questa è stata costruita con le loro stesse convinzioni.

                                                 Dal libro di Claudio Maffei “Stai come vuoi”

Identità

IDENTITA’ significa, soprattutto, allineamento dei due emisferi cerebrali.

La consapevolezza di ciò ci permette di capire quando non c’è equilibrio e ci mette nelle condizioni di riconoscere le aree su cui è possibile lavorare.

La mente razionale conta per il 7%, mentre l’inconscio rappresenta circa il 93%.

 Se vogliamo davvero raggiungere un obiettivo di sviluppo personale è essenziale creare identità, cioè congruenza, fra emisfero destro ed emisfero sinistro.

 Spesso, infatti, la parte inconsapevole agisce da sabotatore interno, sulla base di convinzioni profonde limitanti.

 E’ come se avessimo sulle spalle un incombente “genio della lampada”, obbediente ad ogni comando espresso con un linguaggio negativo.

 La consapevolezza e l’assertività ci sono di grande aiuto per raggiungere la libertà di scegliere chi vogliamo veramente essere e come vogliamo stare.

                                                                                                                                             Dal libro “Stai come vuoi”

 

Storiella indiana

Un mio amico apri il cassetto del comodino di sua moglie e ne estrasse un pacchetto avvolto in carta di riso. Questo, disse, non è un semplice pacchetto è biancheria intima. Gettò la carta che lo avvolgeva e osservò la seta squisita e… il merletto.

Lo comprò la prima volta che andammo a New York, 8 o 9 anni fa. Non lo usò mai, lo conservava per una occasione speciale. Bene, credo che questa sia l’occasione giusta.

Si avvicinò al letto e collocò il capo vicino alle altre cose che avrebbe portato alle pompe funebri. Sua moglie era appena morta.

Girandosi verso di me disse: “non conservare niente per una occasione speciale, ogni giorno che vivi è una occasione speciale”.

Queste parole hanno cambiato la mia vita.

Adesso leggo di più e pulisco di meno, mi siedo in terrazza e ammiro il paesaggio senza fare caso alle erbacce in giardino, passo più tempo con la mia famiglia e gli amici, e meno tempo lavorando. Ormai non conservo più nulla e uso i miei bicchieri di cristallo tutti i giorni, mi metto la giacca nuova per andare al supermercato se decido così e ne ho voglia. Uso il mio miglior profumo ogni volta che voglio farlo e non lo conservo per feste speciali.

Le frasi “un giorno” e “uno di questi giorni” stanno scomparendo dal mio vocabolario se vale la pena di vederlo, ascoltarlo o farlo adesso.

Non sono sicuro cosa avrebbe fatto la moglie del mio amico se avesse saputo che non sarebbe stata qui per il domani che tutti prendiamo tanto alla leggera.

Credo che avrebbe chiamato i suoi famigliari e gli amici intimi e magari alcuni vecchi amici con cui scusarsi e fare la pace per una possibile lite passata e sarebbe andata a mangiare con loro cibo cinese, il suo preferito.

Smettere di vedere buoni amici perché mi ci sarei messo in contatto un giorno o gli avrei scritto uno di questi giorni; non dire ai miei fratelli, ai miei figli con sufficiente frequenza quanto li amo, sono queste piccole cose, non fatte, che mi infastidirebbero se sapessi che le mie ore sono contate.

Ho capito che la vita deve essere un insieme di esperienze da godere non di cose da fare per sopravvivere.

Adesso cerco di non ritardare, trattenere o conservare niente che potrebbe aggiungere risate ed allegria alle nostre vite e ogni giorno dico a me stesso che questo è un giorno speciale.

Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto è speciale.

Lettera di un padre ad un figlio

Caro figlio mio, se un giorno mi vedrai vecchio, se mi sporco quando mangio e non riesco a vestirmi, abbi pazienza. Ricorda il tempo che ho trascorso ad insegnartelo.

Se quando parlo con te ripeto sempre le stesse cose, non mi interrompere, ascoltami. Quando eri piccolo dovevo raccontarti ogni sera la stessa storia finché non ti addormentavi.

Quando non voglio lavarmi, non biasimarmi, non farmi vergognare. Ricordati quando dovevo correrti dietro inventando delle scuse perché non volevi fare il bagno.

Quando vedi la mia ignoranza delle nuove tecnologie, dammi il tempo necessario e non guardarmi con quel sorrisetto ironico, ho avuto tutta la pazienza per insegnarti l’abc.

Quando ad un cero punto non riesco a ricordare o perdo il filo del discorso, dammi il tempo necessario per ricordare e se non ci riesco, non ti innervosire la cosa più importante non è quello che dico, ma il bisogno di essere con te averti li che mi ascolti.

Quando le mie gambe stanche non mi consentono di tenere il tuo passo, non trattarmi come fossi un peso, vieni verso di me con le tue mani forti nello stesso modo con cui io l’ho fatto con te quando muovevi i tuoi primi passi e, quando dico che vorrei essere morto, non arrabbiarti, un giorno comprenderai che cosa mi spinge a dirlo. Cerca di capire figlio mio che alla mia età non si vive, si sopravvive.

Un giorno scoprirai che, nonostante i miei errori, ho sempre voluto il meglio per te che ho tentato di spianarti la strada.

Dammi un po’ del tuo tempo.

Dammi un po’ della tua pazienza.

Dammi una spalla su cui poggiare la testa allo stesso modo in cui io l’ho fatto con te.

Aiutami a camminare. Aiutami a finire i miei giorni con amore e pazienza in cambio io ti darò il sorriso e l’immenso amore che ho sempre avuto per te.

Io ti amo figlio mio e prego per te anche se tu mi ignori.

                                                                                                 Papà

L'abilità di essere felici

Se prendiamo l’abitudine di pensare e fare cose che ci rendono allegri, felici e realizzati, anche la nostra vita si arricchirà di gioia e soddisfazione.

Se invece tendiamo a lamentarci, a sentirci delusi e a deprimerci, diventiamo molto bravi a stare male.

La felicità è un’attività, un’abilità da apprendere e perfezionare.

Più ci si allena come in qualunque altra abilità, che sia andare in bicicletta, parlare una lingua straniera o risolvere i sudoku, più di diventa bravi.

E’ lo stesso discorso di quando si pensa al passato. Secondo me il Dalai Lama ha riassunto bene il concetto dicendo che a volte le cose brutte accadono: semplicemente bisogna evitare di soffermarcisi troppo.

Se lanci un sasso in uno stagno, la superficie rimane increspata per un po’, ma alla fine ritorna liscia.

Quando le persone si soffermano troppo sulle cose, finiscono per ingigantirle a dismisura.

“ Bisogna imparare dal proprio passato e guardare avanti, perché abbiamo la possibilità di scegliere se guardare al nostro passato e vivere un futuro migliore o se, piuttosto, prendere il nostro passato e usarlo per limitare il nostro avvenire”

 

                                                                                    dal libro Scelgo la libertà di Richard Bandler

Fanne tesoro

E’ proibito piangere senza imparare, svegliarti la mattina senza sapere che fare, avere paura dei tuoi ricordi.

E’ proibito non sorridere ai problemi, non lottare per quello in cui credi e desistere, per paura.

Non cercare di trasformare i tuoi sogni in realtà.

E’ proibito non dimostrare il tuo amore, far pagare agli altri i tuoi malumori.

E’ proibito abbandonare i tuoi amici, non cercare di comprendere coloro che ti stanno accanto e chiamarli solo quando ne hai bisogno.

 

                                                                                                               Pablo Neruda

Dedicato alle donne

Un mattino un uomo torna dopo molte ore di pesca e decide di fare un sonnellino.

Anche se non pratica del lago, la moglie decide di uscire in barca. Accende il motore e  si spinge a una piccola distanza: spegne, butta l’ancora e si mette a leggere.

Arriva una guardia forestale in barca, si avvicina e le dice:

“ Buongiorno, signora. Cosa sta facendo?”.

“Sto leggendo un libro” risponde lei (pensando:”non è forse ovvio?”).

“Lei si trova in una zona di pesca vietata” ribatte la guardia.

“Mi dispiace, agente, ma non sto pescando. Sto leggendo.”

“ Si, ma ha tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento. Devo portarla con me e fare rapporto.”

“Se lo fa, agente, dovrò denunciarla per molestia sessuale” dice la donna.

“Ma se non l’ho nemmeno toccata!” protesta la guardia forestale.

“Questo è vero, ma possiede tutta l’attrezzatura. Per quanto ne so potrebbe cominciare in qualsiasi momento.”

“ Le auguro buona giornata, signora” e la guardia se ne va.

 

Morale: mai discutere con una donna che legge, è probabile che sappia anche pensare.

 

Storia raccontata da Don Andrea Gallo

 

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Sono un cliente affabile

Mi considero un cliente affabile. Tutti mi conoscono. Sono quello che non si lamenta mai, indipendentemente dalla qualità del servizio che ricevo.

Se vado al ristorante rimango tranquillamente seduto mentre i camerieri chiacchierano tra loro, senza preoccuparsi se qualcuno è venuto a prendere l’ordinazione. Accade che clienti entrati dopo di me vengano serviti prima, ma naturalmente non protesto. Continuo ad aspettare.

Se entro in un negozio non sono mai esigente. Voglio mostrarmi sempre rispettoso verso gli altri. Se il negoziante mi guarda male perché perdo troppo tempo a esaminare i vari articoli prima di decidere l’acquisto, mantengo sempre la correttezza, perché non ritengo che la scortesia sia la risposta adeguata.

Tempo fa mi fermai ad un distributore di benzina e attesi quasi cinque minuti prima che l’addetto mi servisse. Fece traboccare la benzina dal serbatoio e mi pulì il vetro con uno straccio unto. Forse mi lamentai del servizio? Naturalmente no.

Non attacco mai, non discuto, non critico. Mai e poi mai farei una scenata come ho visto fare ad altri in tanti luoghi pubblici. Ritengo che comportarsi in modo diverso dal mio sia arroganza.

Io sono il cliente affabile, ma desidero che sappiate che sono anche un’altra cosa:

Sono il cliente che non ritorna una seconda volta!

La giornata del sorriso una volta al mese

Caro direttore, il mio percorso tra casa e ufficio, a Milano, è di 15 minuti a piedi. Ho l' abitudine di fermarmi per un caffè. Passo davanti ad otto bar tra cui posso scegliere. Li ho provati tutti, alla fine ho scelto quello dove il barista mi accoglie, ogni volta, con un sorriso. Forse il caffè non è il migliore, ma un sorriso vale, in questi tempi complicati, più della qualità del caffè. La giornata inizia sotto un altro segno. Ultimamente chiedo ai miei collaboratori di darmi solo buone notizie, o almeno di iniziare da quelle. La reazione all' inizio è di sconcerto poi, parlandone, ci accorgiamo che le buone notizie possono essere tante, dalla primavera anticipata, alla salute di ciascuno, fino anche a concentrarci sulla parte piena del bicchiere dando meno peso a quella vuota. Chi si occupa di comunicazione sa che l' umore è contagioso, chi fa pubblicità lavora, non a caso, soprattutto sulle emozioni. L' istituto di neuroscienze dell' Università di Parma ha scoperto, anni fa, che nel nostro cervello esistono i «neuroni specchio», cellule nervose che risuonano con l' ambiente esterno generando comportamenti, appunto, «a specchio» rendendo, ad esempio, contagioso il sorriso, così come, purtroppo, anche la depressione e la malinconia. Perché non trasformare, allora, un giorno al mese, magari il primo lunedì, in un «good day», nella giornata in cui tutti si impegnano a sorridere agli altri e a dare solo buone notizie. Sono certo che l' inversione della polarità dell' umore generale porterebbe benefici inaspettati e forse ci aiuterebbe a rendere più sopportabile questa crisi senza precedenti in cui ci dibattiamo senza che, al momento, appaiano all' orizzonte concrete vie d' uscita. Mi rendo conto di quanto questa proposta sia infantile ed utopistica, ma se ha generato un sorriso nel lettore, non sarà stata del tutto inutile. Lorenzo Sassoli de’ Bianchi

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